Apuleio

Vita e opere

Dalle sue opere e dalle poche fonti documentarie che possediamo, apprendiamo che Lucio Apuleio nacque intorno al 125 nella città di Madaura (odierna Mdaourouch, in Algeria). Di famiglia benestante e socialmente elevata (il padre era un alto magistrato nella città natale), compi i suoi primi studi a Cartagine, a quel tempo fulcro della vita culturale africana dove divenne seguace di alcuni culti misterici. Si recò quindi in Grecia e in Asia Minore, per approfondire gli studi di letteratura, matematica e filosofia platonica, che in quel periodo attraversava la fase del Medio platonismo, e si iniziò ai “misteri eleusini”, riti religiosi che si celebravano nel santuario di Demetra nell'antica città greca di Eleusi. Cominciarono in quel periodo i viaggi, che saranno una costante della sua vita e che lo porteranno a conoscere e frequentare i paesi prospicienti il Mediterraneo orientale (intorno al 150 risedette anche a Roma, nel 152 si stabili a Cartagine). A sospingere questo "cittadino del mondo" per le vie dell'impero, rese sicure dalla pace e dalla prosperità del "secolo d'oro” antoniniano, erano, oltre al desiderio di conoscenza e di svago, anche le esigenze professionali: il lavoro di Apuleio, brillante avvocato che veniva ingaggiato da istituzioni e ricchi privati da tutto l’impero.

Fu durante uno di questi viaggi che si verifica l'episodio più clamoroso della vita di Apuleio, di cui siamo dettagliatamente informati da lui stesso. Nel 155, in Libia, incontra l'amico Ponziano che lo convinse a sposare la madre Pudentilla, ricca e non più giovane vedova. Ma alla morte prematura di quello, i parenti intentarono causa ad Apuleio con l'accusa di avere circuito la donna con sortilegi magici per entrare in possesso dei suoi beni. Trascinato in tribunale nel 158-159, il brillante conferenziere si rivelò anche un abile avvocato nell'orazione di autodifesa che va sotto i nomi di “Apologia”. Essa gli valse (con ogni probabilità) l'assoluzione, ma non lo liberò dalla fama da lui non disdegnata (e persistente nei secoli) di mago. A questo periodo risale la composizione del suo capolavoro: “Le Metamorfosi”, considerato come il secondo romanzo latino, dopo il Satyricon. La sua morte è collocata tra il 170 e il 180.

Le "Metamorfosi"

Trama e struttura

Le Metamorfosi sono l'unico romanzo della letteratura latina pervenuto completo, essendo il Satyricon di Petronio giunto in forma frammentaria. Esso si inserisce nella tradizione del cosiddetto romanzo greco d'avventura, molto in voga in età imperiale. Questo modello non è tuttavia adottato da Apuleio in maniera esclusiva, bensì in combinazione con un altro, pure di origine greca e pure molto in voga: la “fabula Milesia”.

Il risultato di questa combinazione di diverse fonti di ispirazione è una complessa struttura narrativa ad incastro. La storia di base racconta le vicende del giovane Lucio, trascinato dalla sua “curiositas” a sperimentare le arti magiche e trasformato per errore in asino, il quale, in questo aspetto bestiale, ma mantenendo l'intelligenza e la sensibilità umane, passerà attraverso molte esperienze, anche dolorose, fino a ritornare uomo, grazie all'intervento provvidenziale della dea Iside. Tale racconto, che costituisce una sorta di "cornice" o "macroromanzo", è articolato in tre grandi sequenze- prima, durante e dopo la metamorfosi– , a loro volta suddivise in microsequenze "intrecciate" (è il termine che Apuleio utilizza nell'incipit del romanzo) con numerose novelle del tipo milesio, che formano circa il 60% dell'intera opera.

La "curiositas"

Il “leitmotiv” del romanzo, che ne costituisce il fondamentale elemento di unitarieta, è rappresentato dalla “curiositas” : essa è il motore da cui prendono avvio e motivazione le vicende di Lucio, interagente con la Fortuna, che, da maligna e casuale, diverrà con Iside provvidenziale. La “curiositas” è anche la parola chiave del romanzo, di cui segna i passaggi cruciali, associata ad aggettivi o avverbi che la qualificano nelle diverse sfumature attribuite da Apuleio: disposizione innata nell'essere umano o superficiale avventatezza di un giovane, oppure grave atto di “hýbris” che tenta di travalicare i limiti della condizione umana. Essa esprime la stessa ansia di conoscenza, la stessa volontà di indagare il mistero della natura che nell’ “Apologia” (dove però, il termine non è mai utilizzato) è soddisfatta dalla magia "buona" e che nella sua vita Apuleio ha perseguito attraverso gli studi filosofici e scientifici e attraverso l'adesione ai culti misterici. Essa è anche l'elemento di interconnessione fra i due livelli di interpretazione delle Metamorfosi quello letterale e quello allegorico, quello di piacevole romanzo di avventure a scopo di intrattenimento e quello di "racconto filosofico" con intento educativo.