È un’opera del 1928/1929, un dipinto raffigurante una pipa e recante una scritta ben chiara: «Ceci n'est pas une pipe», cioè “Questa non è una pipa”. Magritte vuole cosi sottolineare la differenza fra l'oggetto reale (la pipa) e la sua rappresentazione (la pipa dipinta). È ovvio che la pipa e la sua immagine non coincidono, non sono la stessa cosa. Inoltre nessuno potrebbe mai fumare una pipa dipinta, pertanto l'oggetto reale e la sua rappresentazione non hanno neppure le stesse funzioni: hanno proprietà e caratteri diversi. Eppure chiunque, guardando una pipa disegnata o dipinta, alla domanda «Che cos'è?» risponde «È una pipa». Da quest’opera possono partire molti spunti per riflessioni filosofiche, e questo dipinto rappresenta un buon modo per scuotere la nostra visione della realtà.
Il problema della gravità pare essere il soggetto di Golconda, un'opera del 1953. Un insieme numeroso di anonime figurette maschili, tutte vestite allo stesso modo con minime variazioni tra loro sono sospese in aria secondo una precisa griglia geometrica a losanghe, che contribuisce a ordinarle sui vari piani e distribuirle in profondità, con un preciso schema prospettico. Le figure mantengono una completa impersonalità, e quelle vicino gli edifici generano ombra. Non ci è dato sapere se questo figure stanno salendo o scendendo, tutto ciò che sappiamo è che sono lì dove non dovrebbero essere. Magritte ci spiega che il titolo “Golconda” rappresenta una città magica, dove tutto è possibile, a giustificare questa rappresentazione di uomini fluttuanti.